Il cristianesimo: dalle persecuzioni all'Editto di Tessalonica

IL CRISTIANESIMO: DALLE PERSECUZIONI ALL’EDITTO DI TESSALONICA

IL CRISTIANESIMO: PERSECUZIONI

  1. Presto il cristianesimo preoccupò l’autorità imperiale, perché fortemente pervasivo della realtà sociale e potenzialmente in contrasto con i princìpii della cultura romana. La nuova religione, infatti, affermava l’eguaglianza tra gli uomini e la priorità dei valori spirituali su quelli materiali. I cristiani erano dei sudditi disobbedienti perché rifiutavano di adorare l’imperatore come un dio e non partecipavano ai culti tradizionali; inoltre, destavano sospetto perché, come gli ebrei, si raccoglievano in comunità separate e difficilmente controllabili. Da parte pagana, quindi, all’inizio vi fu quasi una totale diffidenza nei confronti dei cristiani che divennero il capro espiatorio ideale nei diversi momenti di crisi.
  2. Plinio il Giovane, nelle sue lettere all’imperatore Traiano, e gli storici Tacito nei suoi “Annali” e Svetonio nella sua “Vite dei Cesari” misero bene in luce come l’aristocrazia, impegnata nella difesa della pietas e degli altri valori tradizionali (mos maiorum), vedeva nel cristianesimo una “superstizione depravata, smodata, straniera”. Maturava sempre più l’ostilità nei confronti dei cristiani, completamente disinteressati alla vita civile e politica centrali, invece, nella cultura romana. Dalla pratica dei cristiani di chiamarsi “fratelli” e “sorelle”, inoltre, si diffuse l’accusa che i cristiani praticassero l’incesto; dalla pratica della celebrazione della Santa Cena si diffuse la voce che praticassero il cannibalismo e omicidi rituali.
  3. La prima persecuzione è quella di Nerone nel 64 d.C., ricordata da Tacito negli “Annali”, e causata dalla necessità dell’imperatore di trovare un capro espiatorio per allontanare l’accusa di essere responsabile dell’incendio di Roma. (Le fiaccole di Nerone).
  4. Intorno al 112 d.C., sotto Traiano, nelle province ci furono diverse denunce contro i cristiani. L’imperatore impedì che essi fossero ricercati d’ufficio ma, se qualcuno li avesse denunciati (purché non nell’anonimato), sarebbero stati catturati e condannati. Nel caso un accusato avesse negato di essere cristiano, avrebbe dovuto darne la prova. (Traiano)
  5. Nel 250 d.C. con la presa di potere di Decio iniziò un periodo di persecuzione durissima; l’imperatore ordinò che tutti i sudditi dell’Impero dimostrassero la loro fedeltà alla religione dello Stato compiendo un sacrificio agli dèi in presenza di una commissione. A chi obbediva veniva dato una sorta di certificato di “buona condotta religiosa”. Per tutti coloro che si rifiutavano c’era la pena di morte. (” Martiri cristiani in Colosseo” di Konstantin Flavitsky).
  6. Nel 257/258 Valeriano attaccò l’intera organizzazione ecclesiastica, colpendo i vescovi e confiscandone le proprietà. Nel 260, con l’editto di Gallieno che prevedeva la restituzione dei beni, si ebbero una quarantina di anni di pace. (Valeriano e Gallieno)
  7. Nel 303 le persecuzioni ricominciarono con Diocleziano che considerava il cristianesimo una minaccia per l’integrità dello Stato. Questa fu l’ultima persecuzione particolarmente lunga e violenta, tanto da essere definita, successivamente, la “grande persecuzione”. Diocleziano, infatti, dopo aver cacciato i cristiani che militavano nell’esercito, ordinò la distruzione delle Chiese cristiane, l’eliminazione dei libri sacri e impose, prima a tutti i ministri e membri della gerarchia e poi a tutti i cristiani, l’obbligo di compiere sacrifici agli dèi imperiali. (Una martire cristiana – Henryk Siemiradzki, 1897, Varsavia), (Acquaforte di Jan Luyken raffigurante la Persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano nell’anno 301 – Eeghen 686)

LA FINE DELLE PERSECUZIONI E LA TRASFORMAZIONE DEL CRISTIANESIMO IN RELIGIONE LECITA

  1. Le persecuzioni terminarono nel 311 quando Galerio (ca.250-311), anticipando la politica religiosa di Licinio e Costantino, pose fine alla persecuzione, emanando l’Editto di Serdica. 
  2. Con l’Editto di Milano (313) di Costantino, per il cristianesimo, riconosciuto come religio licita, si aprì la possibilità di professare liberamente il culto, di riunirsi nelle basiliche, ma anche di esercitare un’attività missionaria. In questo contesto si realizzò un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa che vide, nel giro di pochi anni, il cristianesimo passare da religione autorizzata a religione favorita.
  3. Nel 325 si giunse ad una definizione dottrinaria del messaggio evangelico con il Concilio di Nicea; rappresentò il primo concilio ecumenico del mondo cristiano e fu convocato e presieduto dall’imperatore Costantino I, il quale intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l’unità dogmatica, minata dalle dispute attorno all’arianesimo. L’ intento del Concilio fu anche politico, dato che se tali dispute non fossero state risolte avrebbero dato un ulteriore spinta centrifuga all’impero, in una fase in cui esso si trovava già sulla via della disgregazione.
  4. Con l’Editto di Tessalonica voluto dall’imperatore Teodosio I nel 380 e con una serie di decreti emanati negli anni successivi, fino al 392, il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero. Ciò determinò il riconoscimento di una Chiesa cattolica universale e, conseguentemente, il costituirsi di un particolare intreccio tra Chiesa e Stato. L’assunzione di ruolo politico da parte dell’istituzione ecclesiastica e il suo coinvolgimento nella sfera civile crebbero enormemente con il crollo dell’Impero romano d’Occidente (la data convenzionale è fissata con la deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo nel 476).

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